
ESTERNO NOTTE
un film di Marco Bellocchio
con Fabrizio Gifuni, Margherita Buy, Toni Servillo, Paolo Pierobon, Fabrizio Contri,
Pier Giorgio Bellocchio, Antonio Piovanelli, Bruno Cariello, Gigio Alberti, Emmanuele Aita
sceneggiatura: Marco Bellocchio, Stefano Bises, Ludovica Rampoldi, Davide Serino
fotografia: Francesco Di Giacomo
montaggio: Francesca Calvelli ● musiche: Fabio Massimo Capogrosso
produzione: The Apartment
distribuzione: Lucky Red
Italia, 2022 ● 160 minuti
v.o. in italiano
2022, Festival di Cannes: presentato nella sezione Première
parte I

Dopo “Buongiorno, notte” Marco Bellocchio riporta sullo schermo la storia di Aldo Moro. Questa volta la prospettiva è ribaltata e la vicenda è raccontata dal punto di vista di chi ha vissuto dall’esterno i giorni del rapimento.
un po’ com’era accaduto anni fa per La meglio gioventù, Esterno notte è un grande affresco storico pensato fin dall’inizio per essere anche trasmesso sul piccolo schermo in forma di miniserie, la cui bellezza e intensità ne fanno però un capolavoro da vedere al cinema, suddiviso in due parti.
1978. L’Italia è dilaniata da una guerra civile. Da una parte le Brigate Rosse, la principale delle organizzazioni armate di estrema sinistra, e dall’altra lo Stato. Violenza di piazza, rapimenti, gambizzazioni, scontri a fuoco, attentati. Sta per insediarsi, per la prima volta in un paese occidentale un governo sostenuto dal Partito Comunista, in un’epocale alleanza con lo storico baluardo conservatore della Nazione, la Democrazia Cristiana. Aldo Moro, il Presidente della DC, è il principale fautore di questo accordo, che segna un passo decisivo nel reciproco riconoscimento tra i due partiti più importanti d’Italia. Proprio nel giorno dell’insediamento del governo che con la sua abilità politica è riuscito a costruire, il 16 marzo 1978, sulla strada che lo porta in Parlamento, Aldo Moro viene rapito con un agguato che ne annienta l’intera scorta. È un attacco diretto al cuore dello Stato. La sua prigionia durerà cinquantacinque giorni, scanditi dalle lettere di Moro e dai comunicati dei brigatisti: cinquantacinque giorni di speranza, paura, trattative, fallimenti, buone intenzioni e cattive azioni. Cinquantacinque giorni al termine dei quali il suo cadavere verrà abbandonato in un’automobile nel pieno centro di Roma, esattamente a metà strada tra la sede della DC e quella del PCI.
«L’idea è nata in occasione dei 40 anni della morte di Aldo Moro. Lo spunto che mi ha convinto è stato una sua foto scattata su una spiaggia di Torvajanica, che lo ritraeva in doppio petto, impassibile, circondata da bambini in costume da bagno, tra cui sua figlia. Volevo ribaltare il campo rispetto a Buongiorno, notte, spostando la mia attenzione verso i personaggi che hanno vissuto dall’esterno la prigionia di Moro, come Cossiga, Zaccagnini, Andreotti, la moglie Eleonora e i brigatisti. Sempre partendo dalla strage e sempre terminando con l’epilogo che tutti conosciamo.» (Marco Bellocchio)
«Il cinema di Marco Bellocchio assomiglia davvero ad Aldo Moro. Forse il regista ha riconosciuto una sensibilità affine, un altro uomo che onora le parole e le affida con fiducia a chi le sta ascoltando. Succede anche in questi film splendidi e dolorosi, impregnati di idealismo, cinismo e tanta intimità. Un continuo viavai sopra e dietro il palcoscenico politico (e mediatico) resto autentico da un cast in stato di grazia. Su tutti emerge un Fabrizio Gifuni davvero immenso. Capace di rievocare Moro nella voce rotta, nelle movenze più banali, nello sguardo spesso altrove e persino nel modo di deglutire. Attraverso la sua prova dolente Gifuni è riuscito a restituirci una persona talmente previdente da aver abbracciato la morte anche in vita e per questo spesso insonne, inquieto, preoccupato per la sua famiglia. Scavando nelle anime ferite, Bellocchio sembra anche interrogare i principi cristiani di pietà, perdono e rispetto per il proprio nemico. A che serve la gentilezza in un mondo di squali? Sino a che punto la rabbia e l’odio meritano di essere soffocati? Tutti dilemmi che affliggono ognuno dei personaggi di Esterno Notte. Un’opera mastodontica che non cerca mai di essere solenne, ma lo diventa proprio per questa sua riluttanza alla grandezza. Proprio come è successo ad Aldo Moro. Ancora una volta raccontato per immagini.» (Giuseppe Grossi, movieplayer.it)