I TRE MOSCHETTIERI – D’ARTAGNAN

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I TRE MOSCHETTIERI – D’ARTAGNAN

un film di Martin Bourboulon
con Eva Green, Vincent Cassel, Louis Garrel, Romain Duris, Pio Marmaï, François Civil
sceneggiatura: Matthieu Delaporte, Alexandre de La Patellière
fotografia: Nicolas Bolduc ● montaggio: Célia Lafitedupont
musiche: Guillaume Roussel
produzione: Chapter 2, Pathe films
distribuzione: Notorious Pictures
Francia, 2023 ● 121 minuti

v. doppiata in italiano

Il capolavoro di Alexandre Dumas torna in un nuovo e colossale adattamento cinematografico. Un rifacimento contemporaneo ricco di ironia e riferimenti all’attualità con dei perfetti moschettieri della tradizione e una nuova Milady spietata e moderna.

D’Artagnan, giovane e vivace guascone, viene dato per morto dopo aver cercato di salvare una ragazza da un rapimento. Quando arriva a Parigi, cerca in tutti i modi di scovare gli aggressori ma non sa che la ricerca lo condurrà nel cuore di una vera guerra che mette in gioco il futuro della Francia. Alleandosi con Athos, Porthos e Aramis, tre Moschettieri del Re, D’Artagnan affronterà le macchinazioni del Cardinale Richielieu. Ma, innamorandosi di Costance, la confidente della Regina, si metterà in serio pericolo guadagnandosi l’inimicizia di colei che diventerà il suo peggior nemico: Milady.

«C’è un doppio piacere nell’affrontare un’opera così emblematica – come spettatore e come regista – che si scatena contemporaneamente. Poi è arrivata la fatidica domanda: come si fa a fare un film di cappa e spada nel 2022? Si trattava quindi di ricreare un contatto con questi grandi film d’avventura, che narravano di viaggi individuali e di Storia con la S maiuscola. Tutti ricordiamo la trama de I tre moschettieri, il senso dell’onore e della fratellanza che vi è raccontato, la grandiosità delle battaglie. Quando ripenso a ciò che questo romanzo rappresentava per me quando ero bambino, mi viene in mente qualcosa di grande.» (Martin Bourboulon)

«Ci si potrebbe sicuramente interrogare su che senso abbia, oggi, anno 2023, portare al cinema l’ennesima versione di una delle storie più filmate di sempre, quella dei Tre Moschettieri, inventata e scritta da Alexandre Dumas nel 1844. (…) la risposta è nel modo in cui gli sceneggiatori Matthieu Delaporte e Alexandre de la Patellière, e il regista Martin Bourboulon, hanno pensato e realizzato il loro film. Gli ultimi moschettieri che avevamo visto al cinema sono stati quelli tutti da ridere (…) di Veronesi, più vicini al Monicelli di Brancaleone che all’epica di Dumas. Prima ancora la versione Disney anni Novanta (…). Ecco che allora I tre moschettieri: D’Artagnan subito si fa notare per la sua voglia di prendersi sul serio senza essere serioso e per la sua capacità di unire classicismo e contemporaneità senza mai perdere l’equilibrio. (…)  I costumi, i suoni, la terra, i cavalli, le spade, gli intrighi: nulla di tutto questo appare virtuale, o giocoso, ma concreto, palpabile, e serio. Ora: non è che I tre moschettieri: D’Artagnan non si conceda qualche momento di leggerezza, o di ironia. (…) Ma quella leggerezza e quell’ironia non sono mai sfacciate (…). Che I tre moschettieri: D’Artagnan riesca a essere contemporaneo senza essere inutilmente postmoderno, e classico senza apparire antiquato, è qualcosa che si vede e si capisce anche nel mondo in cui la sceneggiatura ha deciso di equilibrare la fedeltà e i tradimenti rispetto al testo di Dumas. Un testo che è perfettamente riconoscibile, anche e forse soprattutto lì dove il film si prende le sue giuste libertà. Se i moschettieri sono quelli che conosciamo benissimo, e se Vincent Cassel, Romain Duris, Pio Marmaï e François Civil sono i loro migliori interpreti almeno da decenni a questa parte, ecco che la Milady interpretata da una radiosa Eva Green che pare nata per la parte e che diventa padrona della storia quando appare, devia rispetto alla tradizione, diventa più fattiva, spietata, e moderna. E se Bourboulon, Delaporte e de la Patellière hanno calcato sull’aspetto di guerra di religione già contenuto nel romanzo, e messo in scena un vero e proprio attentato terroristico “al cuore del regno”, non può non far pensare a certi risvolti contemporanei, e a tragici fatti accaduti realmente in Francia pochi anni fa: ma senza mai che questo diventi pesante portato allegorico, capace di spostare, o affossare, l’epicentro di un grande romanzo d’avventura.» (Federico Gironi, comingsoon.it)