
Il corsetto dell’imperatrice
Corsage
un film di Marie Kreutzer
con Vicky Krieps, Colin Morgan, Finnegan Oldfield, Tamás Lengyel, Aaron Friesz
sceneggiatura: Marie Kreutzer ● fotografia: Judith Kaufmann
montaggio: Ulrike Kofler ● musiche: Camille
produzione: Arte France Cinéma, Film AG Produktion, Kazak Productions
distribuzione: Bim distribuzione
Austria, Francia, Germania, Lussemburgo, 2022 ● 113 minuti
v. doppiata in italiano
2022 Festival di Cannes – Un Certain Regard: miglior interpretazione a Vicky Krieps
European Film Awards: nominato per miglior film, miglior regista e miglior attrice
candidato agli Oscar 2023 per l’Austria ● vincitore del Lonfon FF

è una Sissi quarantenne, quella magnificamente interpretata da Vicky Krieps (Il filo nascosto, Il giovane Karl Marx), divisa tra tentativi di curare l’immagine che tutti si attendono ed evadere da regole insensate.
una Sissi protofemminista in una società che si sta accartocciando su se stessa, dove il privilegio di capire come stanno le cose è nello stesso tempo un’iniezione di energia e un motivo di costante insoddisfazione.
una colonna sonora che riflette la non convenzionalità del racconto.
L’imperatrice Elisabetta d’Austria è idolatrata per la sua bellezza e famosa in tutto il mondo per essere una fonte di ispirazione per le nuove tendenze di moda. Ma nel 1877, ‘Sissi’ celebra il suo quarantesimo compleanno e deve combattere per preservare la sua immagine pubblica allacciando il suo corsetto in modo sempre più stretto. Mentre, nonostante il suo volere, il suo ruolo si riduce a mero atto performativo di presenza, la sete di conoscenza di Elisabetta e il suo entusiasmo per la vita la rendono sempre più irrequieta a Vienna.
Inizia a viaggiare in Inghilterra e in Baviera, si reca a fare visita ad ex amanti e amici di vecchia data, alla ricerca dell’eccitazione e della determinazione che provava in gioventù. Con un avvenire di doveri strettamente cerimoniali già fissato che l’attende, Elisabetta si ribella contro l’immagine iperbolica di se stessa e architetta un piano per tutelare il suo lascito culturale.
«L’idea è stata di Vicky Krieps. Un paio di anni fa mi chiese se volessi fare un film su Sissi, all’inizio pensavo stesse scherzando perché, come ho accennato prima, questo personaggio ormai è diventato un souvenir, un cliché sull’Austria.(…) Più mi informavo su questo personaggio, più mi rendevo conto di quanto fosse complessa la sua figura e diversa dalla bella e sofferente principessa che si vede generalmente nei film. Quando ho letto della sua vita ho trovato interessante il fatto che fosse riuscita a trovare diversi modi per ribellarsi, creando la propria “eredità” e non seguendo quello che il marito o il regno le imponevano. (…) sotto molti aspetti Sissi era avanti rispetto al suo tempo. (…) Il corsetto e il modo in cui la principessa modellava il proprio corpo per rispettare gli standard di bellezza imposti dal regno avevano un ruolo chiave (…). Questo indumento in qualche modo rappresentava lo stato di prigionia di Sissi. La percezione e l’immagine che una persona ha di sé rispetto a quelle delle altre persone è un altro concetto interessante che mi piaceva approfondire; la Principessa Sissi era una celebrità all’epoca, tanto che la propria figura pubblica non le apparteneva più, ma doveva solo esaudire ciò che le veniva imposto. Lo stesso discorso si potrebbe fare ai giorni nostri con la celebrity culture e i social media» (Marie Kreutzer)
«Kreutzer non vuole costruire un’agiografia, ma il ritratto complesso di una donna reale, che sintetizza tutte le battaglie per l’autodeterminazione femminile. Questa Sissi (cui presta il volto una straordinaria Vicky Krieps) non è romantica e ingenua come quella di Romy Schneider nella trilogia di Ernst Marischka, ma nemmeno cinica e disincantata come quella proposta da Visconti in Ludwig, sempre interpretata dall’attrice austriaca. (…) I sottili anacronismi voluti dalla regista, incluse le canzoni pop-rock e la deliziosa colonna sonora di Camille, contribuiscono a un biopic non convenzionale, persino più ardito (e più coerente con il personaggio storico) rispetto alla Marie Antoinette di Sofia Coppola. (…) Anche chi ignora la storia di Elisabetta non farà fatica a individuare i momenti di pura invenzione creativa: il film non ha alcuna pretesa di fedeltà storica. Ciò che importa, qui, non è la precisione della biografia, bensì lo spessore psicologico del ritratto umano e i suoi rimandi alla contemporaneità. Il conflitto interiore di Sissi, in fondo, riflette uno dei dibattiti più accesi nella terza ondata femminista: quello tra il recupero di una femminilità ostentata e consapevole, che valorizza il corpo per una scelta autonoma di empowerment individuale, sfidando così l’oggettivazione; e la critica a questo atteggiamento, reo di compiacere lo sguardo maschile e certi modelli di derivazione patriarcale.» (Lorenzo Pedrazzi, screenweek.it)