IL PARADISO PROBABILMENTE

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IL PARADISO PROBABILMENTE
IT MUST BE HEAVEN

un film di Elia Suleiman
con Elia Suleiman, Gael García Bernal,
Holden Wong, Robert Higden, Sebastien Beaulac
sceneggiatura: Elia Suleiman ● fotografia: Sofian El Fani
montaggio: Véronique Lange
produzione: Abbout Productions, Possible Media,
Rectangle Productions, Wild Bunch
distribuzione: Academy Two
Francia, Qatar, Germania, Canada, Turchia, Palestina, 2019 ● 97 minuti

v. doppiata in italiano

Festival di Cannes: Premio speciale della Giuria ● Premio FIPRESCI

una saga comica che esplora identità, nazionalità e senso di appartenenza. Qual è quel luogo che possiamo veramente chiamare casa?

ES fugge dalla Palestina in cerca di una patria alternativa, ma si rende conto che la Palestina lo segue come un’ombra. Quella che doveva essere la promessa di una nuova vita si trasforma in una commedia degli errori: non importa quanta strada percorra, da Parigi a New York, c’è sempre qualcosa che gli ricorda casa.

«Nei miei film precedenti ho cercato di presentare la Palestina come un microcosmo del mondo; il mio nuovo film Il Paradiso probabilmente cerca di mostrare il mondo come se fosse un microcosmo della Palestina. Il Paradiso probabilmente mostra ordinarie situazioni di vita quotidiana di persone in tutto il mondo che vivono in un clima di tensione geopolitica globale.
E la violenza che esplode in un posto è simile alla violenza che esplode in un altro. Immagini e suoni che contengono questa violenza o tensione si trovano in ogni luogo del mondo, e non, come in passato, solo in qualche lontano angolo del globo. I posti di blocco sono ormai in ogni Paese, negli aeroporti e nei centri commerciali. Le sirene della polizia e degli allarmi non sono più intermittenti, ma costanti.» (Elia Suleiman)

«Ne “Il Paradiso Probabilmente”, il suo film più divertente e più disperato, come dice lui stesso, l’attore-regista spinge la domanda fino alle estreme conseguenze andandosene in giro per il mondo. Nazareth, Parigi, New York. I paesaggi cambiano, i capelli iniziano a ingrigire, ma Suleiman resta quello di sempre: un testimone muto e attonito della follia del mondo. Una follia ora buffa ora inquietante, o le due cose insieme. Forse perché mentre la Palestina continua a non (poter) esistere, il mondo intero sembra contagiato dallo stesso male: militarizzazione, posti di blocco, sradicamento, derealizzazione.» (Fabio Ferzetti, L’Espresso)