
L’IMMENSITÀ
un film di Emanuele Crialese
con Penelope Cruz, Luana Giuliani, Vincenzo Amato, Patrizio Francioni
sceneggiatura: Emanuele Crialese, Francesca Manieri, Vittorio Moroni
fotografia: Gergely Poharnok ● montaggio: Clelio Benevento ● musiche: Rauelsson
produzione: Wildside
distribuzione: Warner Bros. Pictures
Italia/Francia, 2022 ● 97 minuti
v.o. in italiano
2022 Festival di Venezia: in concorso

a più di dieci anni dalla sua ultima prova cinematografica, Emanuele Crialese torna in concorso a Venezia con un dolente e sincero ritratto d’infanzia, specchio delle tribolazioni di un’epoca e di un’anima. E regala con generosità allo spettatore una testimonianza personale che riluce di commozione e autenticità.
Roma, anni 70: un mondo sospeso tra quartieri in costruzione e varietà ancora in bianco e nero, conquiste sociali e modelli di famiglia ormai superati.
Clara e Felice si sono appena trasferiti in un nuovo appartamento. Il loro matrimonio è finito: non si amano più, ma non riescono a lasciarsi. A tenerli uniti, soltanto i figli su cui Clara riversa tutto il suo desiderio di libertà. Adriana, la più grande, ha appena compiuto 12 anni ed è la testimone attentissima degli stati d’animo di Clara e delle tensioni crescenti tra i genitori. Adriana rifiuta il suo nome, la sua identità, vuole convincere tutti di essere un maschio e questa sua ostinazione porta il già fragile equilibrio familiare ad un punto di rottura. Mentre i bambini aspettano un segno che li guidi, che sia una voce dall’alto o una canzone in tv, intorno e dentro di loro tutto cambia.
«L’immensità è il film che inseguo da sempre: è sempre stato “il mio prossimo film”, ma ogni volta lasciava il posto a un’altra storia, come se non mi sentissi mai abbastanza pronto, maturo, sicuro. È un film sulla memoria che aveva bisogno di una distanza maggiore, di una consapevolezza diversa. Come tutti i miei lavori, in fondo è prima di tutto un film sulla famiglia: sull’innocenza dei figli, e sulla loro relazione con una madre che poteva prendere vita solo nell’incontro, artistico e umano, con Penélope Cruz, con la sua sensibilità e la sua straordinaria capacità di interazione con tre giovanissimi non attori che non avevano mai recitato prima. Luana, Patrizio e Maria Chiara sono rimasti bambini sempre e come tali sempre intensamente e immensamente veri.» (Emanuele Crialese)
«Emanuele Crialese torna a indagare la famiglia scegliendo questa volta di raccontare la sua storia personale, quella di una ragazzina che rifiuta il proprio corpo da femmina e che guarda impaziente alla trasformazione che verrà. A una migrazione. Gli anni Settanta del regista sono pop, colorati, e vanno al ritmo delle canzoni di Adriano Celentano, Raffaella Carrà, Patty Pravo, Don Backy, i suoi ricordi dialogano con quelli di chi a quell’epoca ascoltava la stessa musica, le medesime liti famigliari e le chiacchiere di amici e parenti che in vacanza giocavano a carte e perdevano di vista i bambini. Una maggiore compattezza avrebbe giovato a una narrazione che resta troppo episodica ed ellittica, ma la memoria funziona così, a intermittenza, e Crialese ne segue il flusso con dolcezza, commozione, e la voglia di condividere generosamente con il pubblico uno dei momenti più intimi e segreti della sua vita.» (Alessandra de Luca, Ciak Magazine)