LA CITTÀ PROIBITA

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LA CITTÀ PROIBITA

un film di Gabriele Mainetti
con Enrico Borello, Yaxi Liu, Marco Giallini, Sabrina Ferilli
sceneggiatura: Stefano Bises, Gabriele Mainetti, Davide Serino ● fotografia: Paolo Carnera
montaggio: Francesco Di Stefano ● musiche: Fabio Amurri
produzione: Wildside
distribuzione: PiperFilm
Italia, 2025 ● 138 minuti

il film beneficia della tariffa Cinema Revolution a 3,5€
grazie al contributo straordinario del Ministero della Cultura

Dopo i supereroi di “Lo chiamavano Jeeg Robot” e gli outsider dai poteri magici di “Freaks out”, Gabriele Mainetti prosegue nella sua originale rivisitazione dei generi cinematografici e abbraccia le scorribande all’insegna del kung fu: il risultato è un pirotecnico cocktail di generi e trovate cinematografiche che colpisce, intrattiene e sorprende.

giovedì 31 Luglio 17:00 ▪︎ Rho ▪︎︎ cin&città

giovedì 31 Luglio 21:30 ▪︎ Rho ▪︎︎ cin&città sotto le stelle in via Meda

domenica 10 Agosto 21:00 ▪︎ Osnago ▪︎︎ e per tetto un cielo di stelle

Cina, 1979. Due genitori sfuggono all’obbligo del figlio unico mettendo alla luce le bambine Yun e Mei. Mei, la secondogenita, è però costretta a nascondersi sempre per evitare alla famiglia una denuncia. Salto temporale fino a metà anni Novanta: Mei si ritrova nella Roma multietnica del quartiere Esquilino, presso il ristorante cinese La città proibita. Quel luogo è la chiave della ricerca che l’ormai giovane donna ha intrapreso per ritrovare la sorella maggiore, che è diventata una prostituta nella Città Eterna. I destini di Mei si incroceranno con quelli di Marcello, giovane cuoco in un ristorante rivale di cucina tradizionale romana, rimasto insieme alla madre Lorena a gestire il locale dopo la sparizione di suo padre Alfredo. Annibale, un amico fraterno di Alfredo, cerca di dare loro una mano, anche perché detesta il proprietario di La città proibita e i tentativi degli immigrati di diventare “padroni in casa sua”.

«Quando studiavo Storia e Critica del Cinema ricordo che ci chiedevano se il cinema dovesse essere arte o intrattenimento: ho sempre pensato che dovesse essere artigianato capace di divertire. Ho studiato teatro, fatto la scuola americana, mia nonna era cresciuta nel New Jersey: recitare da quelle parti si dice “to play”, giocare. Mi piace sognare, ma anche scovare le parti più oscure dei vari personaggi che racconto. (…) erco di raccontare qualcosa di straordinario calato in un contesto di normalità, ricordando sempre che lo spettatore cerca qualcosa di speciale dall’esperienza cinematografica: il mio concetto di speciale, di straordinario, è questo modo di giocare, ma credo anche che al cinema ti dovresti emozionare e i personaggi devono avere delle prossimità con chi li guarda. Devono dare allo spettatore la possibilità di immergersi, e per farlo entra in ballo il retaggio culturale del luogo dove si svolge la vicenda.» (Gabriele Mainetti)

«Con “La città proibita” Mainetti conferma la sua vocazione, anche in questo caso spielberghiana, nel costruire un cinema di intrattenimento per le masse dotato di una sofisticazione scenica e di aspirazioni autoriali decise e determinanti. (…) dovremmo voler bene a un regista unico – almeno in Italia – per coraggio. Un cinema che fa ben sperare e che può ambire a diventare un modello d’esportazione. Un cinema che ama il cinema e che perciò si fa amare.» (Mario Vannoni, Ondacinema.it)