LA COSPIRAZIONE DEL CAIRO

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LA COSPIRAZIONE DEL CAIRO

un film di Tarik Saleh
con Tawfeek Barhom, Fares Fares, Mehdi Dehbi, Mohammed Bakri, Makram Khoury
sceneggiatura: Tarik Saleh ● fotografia: Pierre Aïm
montaggio: Theis Schmidt ● musiche: Guillaume Roussel, Krister Linder
produzione: Atmo Production
distribuzione: Movies Inspired
Svezia, Francia, Danimarca, 2022 ● 126 minuti

v. doppiata in italiano

2022, Cannes FF: miglior sceneggiatura

il film beneficia della tariffa Cinema Revolution,
grazie al contributo straordinario del Ministero della Cultura

Tarik Saleh, dopo Omicidio al Cairo (2017), torna a usare il genere per esplorare le contraddizioni dell’Egitto contemporaneo. In La cospirazione del Cairo a essere messi in evidenza sono i meccanismi del potere e la tendenza dei capi militari a non farsi scrupoli per sfruttare e poi sbarazzarsi di innocenti per i loro scopi.

Adam è figlio di un pescatore analfabeta ma ha sempre amato leggere e studiare, perché a detta di suo padre è intelligente come quella madre scomparsa troppo presto. Dunque il ragazzo ottiene una borsa di studio per l’Università Al-Azhar de Il Cairo, conosciuta come “la più grande istituzione islamica”. Ma poco dopo l’arrivo di Adam il Grande Imam che dirige Al-Azhar muore, e si pone il problema della sua successione. Il candidato naturale sarebbe un anziano Imam cieco di grande profondità spirituale, ma il Presidente della Repubblica egiziano gli preferisce un altro leader, più incline a mantenere la separazione fra religione e Stato. Incaricato di vigilare sulla transizione alla testa dell’ateneo per conto del governo è il Colonnello Ibrahim, ambigua figura di grande abilità strategica, che non disdegna mezzi di persuasione anche assai poco leciti. E in mezzo a questo crocevia finirà proprio Adam, come recluta innocente.

«È un film universale e in questo caso, per gli europei, entrare nei sandali di un musulmano di cui si ha paura, e camminare, pregare, guardare, sperare, avere paura, e lottare per la sua sopravvivenza, penso che sia positivo, perché abbiamo bisogno di condividere le nostre esperienze. Questo è quello che dobbiamo fare.» (Tarik Saleh)

«Dopo Omicidio al Cairo, Tarik Saleh torna nella capitale egiziana con un film di spionaggio che gioca con il genere sottraendo quasi per intero l’azione e affidando la costruzione della tensione in modo pressoché esclusivo alla parola. Saleh – dichiarata persona non grata in Egitto dopo il suo precedente film e per questo costretto a girare in Turchia – persevera nel suo intento di raccontare un paese di cui si sa poco e soprattutto di metterne in luce, pur nella finzione di genere – le oscure trame di potere, i metodi violenti e senza scrupoli applicati dai servizi segreti, il controllo e la corruzione. (…) un film curioso per l’intuizione di calare il noir in un contesto affascinante e misconosciuto, non banale per come costruisce la tensione dilatando i tempi e insistendo sulla ripetizione, deciso per come sceglie di mettere in scena senza mezzi termini i sistemi coercitivi applicati.» (Chiara Borroni, cineforum.it)