L’arminuta

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L’ARMINUTA

un film di Giuseppe Bonito
con Sofia Fiore, Carlotta de Bernardis, Vanessa Scalera, Fabrizio Ferracane
sceneggiatura: Monica Zapelli e Donatella di Pietrantonio ● fotografia: Alfredo Betrò
montaggio: Roberto Missiroli ● musiche: Giuliano Taviani, Carmelo Travia
produzione: Maro Film
distribuzione: Lucky Red
Italia, 2021 ● 110 minuti

v.o.  in italiano

Il best-seller di Donatella Di Pietrantonio si trasforma in un film elegante e incisivo, capace di tradurre le vibrazioni della parola scritta in immagini pregne di sentimento ed atmosfera e di restituire con intelligenza lo sguardo complesso di una ragazza di tredici anni.

Una tredicenne, di cui non conosceremo mai il nome, di buona famiglia viene lasciata dallo zio nella casa di quella che è la sua madre biologica. Si tratta di una famiglia numerosa che appartiene completamente al mondo rurale e povero, dove ci si arrangia con quello che si ha, si parla in dialetto, si vive di piccole cose e, senza doverlo nascondere, si soffre anche molto. I genitori sembrano incapaci di provare affetto per i figli che, con l’eccezione del fratello maggiore Vincenzo e della piccola e spigliata Adriana, sembrano disprezzare la nuova arrivata. Per la protagonista si tratta di una vita che fatica ad accettare e desidera tornare alla vita di prima. Questo la porterà a indagare e cercare di capire perché la madre adottiva, con cui aveva un ottimo rapporto, l’abbia abbandonata.

«Il libro mi ha toccato corde in modo profondo e potente, è stato come trovarmi di fronte a uno specchio, ed è strano perché è una storia tutta al femminile. Come regista, è una storia straordinaria, intensa, un luna park dei sentimenti e dei conflitti. Alcuni aspetti mi hanno agganciato subito: è stato come guardare una vecchia fotografia, ho ritrovato facce, ambienti, situazioni, odori riconducibili alla mia infanzia. Non avevo mai letto un libro che desse una tale profondità a questo tipo di persone.» (Giuseppe Bonito)

«L’arminuta è una pellicola notevolissima che spinge la realtà cinematografica italiana su alti livelli: la regia di Giuseppe Bonito, matura ed elegante, riesce ad esprimere, con semplici e chiari passaggi, la complessità del romanzo di riferimento, utilizzando parecchie immagini esplicite e rimarcando più volte l’argomento centrale del film, il distacco tra ambienti sociali differenti. La sceneggiatura, seguendo a doppio filo la macchina da presa, evoca un’alienazione sia di forma (con l’utilizzo di diverse forme di linguaggio) che contenuto, descrivendo perfettamente la condizione psicologica della protagonista, una ragazzina che ha una crescita esponenziale all’interno della sua vita e che figura come la perfetta narratrice dell’intera realizzazione.» (Massimiliano Meucci, Cinematographe.it)