
L’ultima volta che siamo stati bambini
un film di Claudio Bisio
con Alessio Di Domenicoantonio, Vincenzo Sebastiani, Carlotta De Leonardis, Lorenzo Mc Govern,
Federico Cesari, Marianna Fontana, Antonello Fassari, Giancarlo Martini, Nikolai Selikovsky, Claudio Bisio
sceneggiatura: Claudio Bisio, Fabio Bonifacci ● fotografia: Italo Pietriccione
montaggio: Luciana Pandolfelli ● musiche: Aldo De Scalzi, Pivio
produzione: Solea, Bartleby Film
distribuzione: Medusa
Italia, 2023 ● 106 minuti
v.o. in italiano

L’esordio alla regia di Claudio Bisio, che adatta per il grande schermo l’omonimo romanzo di Fabio Bartolomei, è un film che si mette ad altezza di bambino per raccontare un fatto tragico come il rastrellamento del ghetto di Roma. A fare la differenza è il giovanissimo cast, formato da attori che non soltanto sono bravi, ma hanno anche una perfetta chimica tra loro.
Vanda, Italo, Cosimo hanno dieci anni e, nonostante la Seconda guerra mondiale, conoscono ancora il piacere del gioco che condividono con l’amico Riccardo che è ebreo. Il giorno in cui scompare decidono che non si può attendere: i tedeschi, che devono averlo portato via con un treno, debbono essere resi consapevoli del fatto che il loro amico non ha alcuna colpa per cui essere punito. Si mettono quindi in marcia seguendo la strada ferrata. A cercare di raggiungerli ci sono Vittorio, fratello di Italo e milite fascista che ha subìto una ferita, e la suora dell’Istituto per gli orfani che ospita Vanda.
«Come regista ho voluto affondare le mani, sia nel dramma che nella comicità delle leggerezza. Non ho voluto smussare nessun angolo. Uno sguardo finale per dire “mai più”. Poi, ho riscritto in parte la sceneggiatura in base agli attori. Tra l’altro sono giovani, ma hanno una filmografia più lunga della mia.» (Claudio Bisio)
«Quando un attore famoso si cimenta nella regia i motivi possono essere diversi e, in più di un’occasione, anche legati ad un’esigenza personale e professionale che non necessariamente deve coincidere con l’interesse degli spettatori. Non è così per l’esordio di Claudio Bisio dietro la macchina da presa che ha più di un punto di contatto con quelli di coloro che nascevano come registi e sono diventati noti ed apprezzati nel panorama nazionale ed internazionale. Perché nella storia scelta, nel modo in cui è stata trasposta sullo schermo dalle pagine di un libro (di Fabio Bartolomei) e in quello in cui è stata girata, si sente l’urgenza di condividere pensieri, riflessioni (non solo, si badi bene, sul passato) ed emozioni.» (Giancarlo Zappoli, mymovies.it)