MARIA

/ / Senza categoria

MARIA

un film di Pablo Larraín
con Angelina Jolie, Pierfrancesco Favino, Alba Rohrwacher, Kodi Smit-Mcphee, Valeria Golino
sceneggiatura: Steven Knight ● fotografia: Ed Lachman, ASC
montaggio: Sofia Subercaseaux
produzione: Fabula, The Apartment, Komplizen Film
distribuzione: 01 distribution
Cile, Italia, Germania, 2024● 124 minuti

v. doppiata in italiano

2024, Festival di Venezia: candidato al Leone d’oro

Dopo Jackie Kennedy e Diana Spencer, Larraín ci offre un altro ritratto di donna alle prese con un destino che finisce per schiacciarla, quello di Maria Callas. Una donna che ha vissuto solo per la sua voce e che finisce per confondere la realtà con i ricordi, alla disperata ricerca di lenire le ferite che si porta dentro.

lunedì 17 Febbraio 17:00 ▪︎ Rho ▪︎︎ cin&città

Maria segue le vicende della rinomata soprano di origine greca durante il suo soggiorno a Parigi, città in cui si rifugia dopo una vita pubblica costellata di eventi emozionanti e tumultuosi. Ripercorre gli ultimi giorni della ‘Divina’ assorta in una profonda riflessione sulla propria vita e identità.

«Per molti anni ho avuto la fortuna di abitare, insieme alla mia famiglia, nei pressi di un teatro dell’opera, a Santiago. Fin da piccolo ho amato moltissimo l’opera. Adoravo andare a vedere le opere che hanno reso celebre la Callas nonostante lei non fosse già più in vita, mi sentivo fluttuare quando uscivamo dal teatro; quando tornavamo a casa, mia madre mi diceva: “Ecco, hai visto quanto è bella l’opera lirica”. A mia madre piaceva la Callas, e sono cresciuto in compagnia della sua voce angelica. In seguito, ho avuto modo di conoscere altri aspetti della sua vita. Perciò, dopo aver girato Jackie e Spencer, la figura di Maria Callas mi sembrava la scelta più giusta per completare questa trilogia. Maria è anche il mio primo film su un personaggio artistico e per questo motivo riesco a relazionarmi con lei anche sul piano personale.» (Pablo Larraín)

«Larraín continua a muoversi tra innesti di immagini d’archivio e storicizzazione dei supporti, bianco-e-nero e colore, in un processo memoriale ormai collaudato. Il film, esattamente come la sua protagonista, è ossessionato dal controllo totale dell’inquadratura e degli elementi in scena, degli inserti d’archivio veri o ricostruiti, ma non riesce sino in fondo (e per fortuna) a evitare gli shock emotivi e le libere associazioni di immagini che si creano spontaneamente. Il fiume di memoria di Maria mette insieme Jackie e Marilyn, JFK e Onassis, amori e fallimenti, La Traviata e Anna Bolena, in un flusso di ricordi senza tempo che continua a lavorare nella nostra memoria dopo la visione. (…) Insomma, in questo austero biopic in tre atti raccontato dai fantasmi di Maria Callas ci restano attimi di cinema purissimo che sfuggono all’ossessione del controllo… tanto basta.» (Pietro Masciullo, sentieriselvaggi.it)