Marx può aspettare

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Marx può aspettare

un film di Marco Bellocchio
con Marco Bellocchio
sceneggiatura: Marco Bellocchio ● fotografia: Michele Cherchi Palmieri
Paolo Ferrari ● montaggio: Francesca Calvelli
produzione: Kavac Film
distribuzione: 01 Distribution
Italia, 2021 ● 100 minuti

v.o. in italiano

L’ultimo lavoro di Marco Bellocchio tra autobiografia e biografia di una nazione. Il film sarà proiettato in anteprima moniale al Festival di Cannes 2021, in occasione della consegna della Palma D’Onore al regista.

Marx può aspettare, film diretto da Marco Bellocchio, è un documentario sulla famiglia del regista, che si sofferma in particolare su Camillo, il gemello di Marco, morto il 27 dicembre 1968. Viene affrontato il grigio tema del lutto, il dolore da sopportare tra fratelli con la volontà di nascondere una tragedia simile alla madre.
Camillo muore in un anno iconico, il ’68, quello della rivoluzione, della ribellione giovanile. Questa è la storia di una famiglia che ha affrontato, come tante altre, un orribile evento e che viene raccontata senza censure, pudori o vergogna.

«Marx può aspettare racconta della morte di Camillo, mio gemello, il 27 dicembre del 1968. Una storia totalmente autobiografica, ma che vuole essere “universale” (altrimenti che interesse potrebbe avere?) per almeno due motivi: una riflessione sul dolore dei sopravvissuti (eravamo abbastanza sani noi fratelli per sentire dolore?), ma soprattutto sulla volontà di nascondere la verità a nostra madre, convinti che altrimenti non avrebbe sopportato la tragedia. E perciò il teatro nella tragedia. Il secondo motivo è che la morte di Camillo cade in un anno “rivoluzionario”, il 1968. L’anno della contestazione, della libertà sessuale, del maggio francese, dell’invasione della Cecoslovacchia, ma tutte queste rivoluzioni passarono accanto alla vita di Camillo, non lo interessarono. “Marx può aspettare” mi disse l’ultima volta che ci incontrammo…» (Marco Bellocchio)

«Il film è anche una seduta collettiva di analisi, la ricerca di una spiegazione, non di un’assoluzione, del senso di colpa di Marco Bellocchio, ovviamente comune anche al resto della famiglia, legato alla mancata intuizione di quello che stava accadendo nell’intimo di Camillo. Il ritratto che viene fuori è spietato, mette in luce le contraddizioni della famiglia tradizionale novecentesca italiana. (…) È davvero sorprendente la leggerezza con cui Bellocchio riesce a raccontare questa storia, mostrando come l’abbia turbato nel corso di tutta la sua carriera, diventando fonte di ispirazione per situazioni e personaggi dei suoi film. Una parabola potentissima sulla necessità dell’ascolto di chi ci sta più vicino, storicizzando una realtà sociale tipica del nostro paese nei decenni passati, esponendola alle nuove generazioni, rappresentate dai figli Piergiorgio ed Elena, non casualmente mostrati in ascolto silente, talvolta giudicante, mentre il padre apre l’album dei ricordi sofferti.» (Mauro Donzelli, Coming Soon)