
Minari
un film di Lee Isaac Chung
con Steven Yeun, Yuh-Jung Youn, Yeri Han, Alan Kim, Will Patton
sceneggiatura: Lee Isaac Chung ● fotografia: Lachlan Milne
montaggio: Harry Yoon ● musiche: Emile Mosseri
produzione: Plan B Entertainment
distribuzione: Academy Two
Stati Uniti, 2021 ● 115 minuti
v. doppiata in italiano
2021, Premi Oscar, migliore attrice non protagonista ● Golden Globe, miglior film straniero
BAFTA, miglior attrice non protagonista
2020, Sundance FF, Gran Premio della Giuria e Premio del Pubblico

Un’ode tenera, divertente ed evocativa al sacrificio di una famiglia, in cui una generazione rischia tutto per permettere alla generazione successiva di realizzare il suo sogno. Una riflessione intima e personale sull’incontro di due mondi.
Tutto ha inizio quando Jacob, immigrato coreano, trascina la sua famiglia dalla California all’Arkansas, deciso a ritagliarsi la dura indipendenza di una vita da agricoltore negli Stati Uniti degli anni ’80. Sebbene Jacob veda l’Arkansas come una terra ricca di opportunità, il resto della sua famiglia è sconvolto da questo imprevisto trasferimento in un fazzoletto di terra nell’isolata regione dell’Ozark. L’arrivo dalla Corea della nonna, donna imprevedibile e singolare, stravolgerà ulteriormente la loro vita. I suoi modi bizzarri accenderanno la curiosità del nipotino David e accompagneranno la famiglia in un percorso di riscoperta dell’amore che li unisce.
«Per me, il film incoraggia a sperare che si possa trovare il meglio in ciascuno di noi. La cosa che desideravo di più era lasciare che gli spettatori entrassero a far parte di questa famiglia. Minari potrebbe sembrare semplicemente la storia di una famiglia coreana-americana che trova l’occasione per raccontare la propria storia di immigrati, ma i sentimenti di questi personaggi sono affini e vicini anche a quelli di persone che provengono da qualsiasi altro posto. Questa è stata per me la scoperta più emozionante, vedere quanto una storia così personale sia in grado di toccare tante persone diverse in modo così profondo» (Lee Isaac Chung)
«Come il premio Oscar Parasite, Minari descrive gli sforzi di una famiglia coreana in difficoltà economiche; lo fa, tuttavia, in modo completamente differente, accantonando la satira sociale prediletta da Bong Joon-ho per mettere in scena una storia che descrive i valori della cultura coreana con gli stilemi del cinema americano indipendente. (…) Lee riesce a farci investire emotivamente sui protagonisti senza che ce ne accorgiamo, dimostrando che si può raccontare il dramma senza toni clamorosi, ovvero senza scegliere la via più facile e d’effetto del melodramma. Minari eccelle proprio in questa sua autenticità» (Lorenza Negri, wired.it)