Pinocchio

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PINOCCHIO

un film di Matteo Garrone
con  Roberto Benigni, Federico Ielapi, Rocco Papaleo, Massimo Ceccherini
sceneggiatura: Matteo Garrone, Massimo Ceccherini ● fotografia: Nicolai Brüel
montaggio: Marco Spoletini ● musiche: Dario Marianelli
produzione: Archimede, Rai Cinema
distribuzione: 01 distribution
Italia, 2019 ●  120 minuti

v.o. in italiano

Uno dei più rispettati e importanti autori del nostro cinema contemporaneo si confronta con il testo italiano più letto nel mondo: niente effetti speciali, un cast azzeccato e un grande stile rinnovano così la magia di un racconto senza tempo.

Geppetto, un povero falegname italiano, si costruisce una marionetta di legno che si rivela in grado di parlare e muoversi da sola. Inizialmente pensato come un modo per campare, Geppetto decide di trattare il burattino come un figlio e lo battezza Pinocchio. Pinocchio però è disobbediente ed uno spirito libero: tuttavia, egli scopre da una fata che se si comporterà bene, lei lo trasformerà in un bambino vero capace di provare a fondo ogni emozione.

«Girare finalmente Pinocchio e dirigere Roberto Benigni sono due sogni che si avverano in un solo film. Con il burattino di Collodi ci inseguiamo da quando, bambino, disegnavo i miei primi storyboard. Poi, negli anni, ho sempre sentito in quella storia qualcosa di familiare. Come se il mondo di Pinocchio fosse penetrato nel mio immaginario, tanto che in molti hanno ritrovato nei miei film tracce delle sue Avventure» (Matteo Garrone)

«Fin dalla prima scena, una delle pochissime create per il film e non prese dal libro di Collodi, il Pinocchio di Matteo Garrone è una storia di miseria e povertà. Lo dice quel che accade e lo dice l’ambientazione, lo dice come è truccato e vestito Roberto Benigni e lo dice infine il paesaggio autunnale, pessimo, umido, spoglio, vuoto, miserabile. Tutti gli adattamenti di Pinocchio hanno un contesto umile, questo è in assoluto il primo che fa di tutto per mostrarlo davvero, per insisterci così tanto da renderlo vivo. Per fare in modo insomma che lo sguardo dello spettatore non possa sfuggirgli. (…) Quelli del film sono luoghi polverosi che paiono abbandonati e invece sono abitati, divorati dal vuoto di un mondo così evidentemente infelice. Tutto questo muove Geppetto, gli si attacca addosso e rende ogni decisione, specialmente quella di creare un burattino che poi si animerà e sarà suo figlio, un gesto che parla di bisogno d’amore, insoddisfazione e sogni: sacrificarsi, perdere tutto, essere disposto ad ogni cosa. (…) L’impatto visivo di ogni scena e ogni personaggio è fantastico, il lavoro su protesi e maschere è di primissimo ordine come anche quello sugli ambienti. Davvero questo Pinocchio è il primo (tra quelli realizzati dal vero) a vivere in un mondo magico, in cui tutto è possibile anche se non sembra. Una magia latente, lontana, evocata con stupore ogni volta e profondamente italiana. E già solo realizzare questo, influire sui personaggi lavorando sul paesaggio, è un trionfo di cinema incredibile che non riesce a nessun altro regista e riempie gli occhi.» (Gabriele Niola, Wired.it)