Rifkin’s Festival

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Rifkin’s Festival

un film di Woody Allen
con Gina Gershon, Wallace Shawn, Louis Garrel, Christoph Waltz, Elena Anaya, Steve Guttenberg,
Richard Kind, Damian Chapa, Enrique Arce, Georgina Amorós, Sergi López, Nathalie Poza, Manu Fullola
sceneggiatura: Woody Allen ● fotografia: Vittorio Storaro
montaggio: Alisa Lepselter ● musiche: Stephane Wrembel
produzione: Gravier Productions, Mediapro
distribuzione: Vision Distribution
Stati Uniti, Spagna, 2021 ● 92 minuti

v. doppiata in italiano

in caso di maltempo la proiezione di venerdì 11 giugno sarà spostata lunedì 14 giugno
per informazioni e chiarimenti scrivete a rho@barzandhippo.com

Con il suo consueto surreale umorismo Woody Allen mescola situazioni al limite dell’assurdo con storie dall’intreccio romantico a tratti amare. Un film ricco di humour e insieme profondo. Un piccolo gioiello che s’inchina al grande cinema dei maestri e ci mostra il Woody migliore: leggero come una piuma, riflessivo ed ironico, arguto e profondo. Tra gelosie e ipocondrie, flirt e scorci suggestivi, un omaggio a Fellini, Bergman, Godard, Truffaut, Buñuel i cui ”cult” rivivono in irresistibili ”rivisitazioni”.

Mort Rifkin è un ex professore e un fanatico di cinema sposato con Sue, addetta stampa di cinema. Il loro viaggio al Festival del cinema di San Sebastian, in Spagna, è turbato dal sospetto che il rapporto di Sue con il giovane regista suo cliente, Philippe, oltrepassi la sfera professionale. Il viaggio è però per Mort anche un’occasione per superare il blocco che gli impedisce di scrivere il suo primo romanzo e per riflettere profondamente. Osservando la propria vita attraverso il prisma dei grandi capolavori cinematografici a cui è legato, Mort scopre una rinnovata speranza per il futuro.

«Come tutti i personaggi dei miei film, contiene molti aspetti del mio carattere. Conosco troppo bene i miei difetti, le mie ansie, il mio umorismo. La famiglia mi accusa di trasformare in sintomi medici ogni preoccupazione, ma non posso farci niente: metto queste cose nei miei film perché parto sempre da esperienze personali» (Woody Allen)

«Ho visto l’ennesima dimostrazione dell’intelligenza cinematografica di Woody Allen, della sua idea di cinema come divertimento, come piacere, come gioco ma anche come riflessione e nostalgia. Il rimpianto per un cinema e un mondo diversi, che fanno del regista e del suo alter ego sullo schermo (impossibile anche solo dubitare che non ci sia un’identificazione totale) due sopravvissuti, decisi però – e qui sta forse il vero «messaggio» del film – a non volersi arrendere nel riempire di piaceri una vita cui si fatica sempre a trovare un senso.» (Paolo Mereghetti, corriere.it)