RITRATTO DELLA GIOVANE IN FIAMME

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Ritratto della giovane in fiamme
Portrait de la jeune fille en feu

un film di Céline Sciamma
con Noémie Merlant, Adèle Haenel, Luana Bajrami, Valeria Golino
sceneggiatura: Céline Sciamma ● fotografia: Claire Mathon
montaggio: Julien Lacheray ● musiche: Jean-Baptiste De Laubier, Arthur Simonini
produzione: Arte France Cinéma
distribuzione: Lucky Red
Francia, 2019 ● 120 minuti

v. doppiata in italiano

2019, Cannes FF: miglior sceneggiatura, queer palm ● Chicago IFF: miglior film
European Film Awards: miglior sceneggiatrice ● Hamburg FF: miglior film

Dal festival di Cannes, un manifesto femminista, discreto e potente che conferma Celine Sciamma come una delle autrici più vitali e interessanti del cinema contemporaneo.

1770. Marianne, pittrice di talento, viene ingaggiata per fare il ritratto di Héloise, una giovane donna che ha da poco lasciato il convento per sposare l’uomo a lei destinato. Héloise tenta di resistere al suo destino, rifiutando di posare. Su indicazione della madre, Mariane dovrà dipingerla di nascosto, fingendo di essere la sua dama di compagnia. Le due donne iniziano a frequentarsi e tra loro scatta un amore travolgente e inaspettato.

«Il mio desiderio principale era proprio quello di raccontare una storia d’amore. Con due aspirazioni apparentemente contraddittorie sottostanti alla sceneggiatura. Volevo mostrare passo dopo passo come sia innamorarsi, il puro piacere di innamorarsi e di vivere il presente. Per questo aspetto la regia è incentrata sulla confusione, l’esitazione e lo scambio romantico. Ma volevo allo stesso tempo scrivere del ricordo di una storia d’amore, di come resta dentro di noi con tutta la sua forza. Per questo aspetto la regia deve lavorare sulla rievocazione, e il film diventa il ricordo di quell’amore. Questo film è pensato come un’esperienza sia del piacere di una passione presente sia del piacere di una storia di emancipazione per i personaggi e per il pubblico. Questa duplice temporalità ci permette di vivere le emozioni e di riflettere su di esse.» (Céline Sciamma)

«Anche sceneggiatrice (La mia vita da zucchina, Quando hai 17 anni) Sciamma sa raggiungere quell’equilibrio in ognuno dei suoi film, dal primo Naissance des pieuvres al precedente Diamante nero. Ma qui la materia era più complessa, e sfuggente nella sua dimensione universale e oltre il tempo alla visibilità: l’amore nel momento della sua nascita, l’incontro tra due persone, l’attrazione, la scoperta dell’altro – guardarlo, vederlo: il gesto del cinema? E questo non passando per le parole ma per l’immagine, la luce, la materia, i corpi delle attrici, la fisicità di un paesaggio emozionale che pian piano si rivela mutando nella diversa intensità dello sguardo. Il femminile del film di Sciamma sono le sue protagoniste, l’amore, l’erotismo, la sessualità; e l’amicizia, l’incontro, l’essere insieme – la stessa vicinanza che unisce le protagoniste al di là della «classe» alla giovane cameriera Sophie. Soprattutto però a questa dimensione di chiacchiere, di lacrime, di paure, di interdetti Sciamma si accosta cercando di restituirgli l’immagine che non ha mai trovato, nella storia e nel presente, ed è ancora una volta l’arte la sua cifra non il dogma. Il mito di Orfeo e Euridice – quell’Orfeo che Godard giudica colpevole – ritorna nelle parole dei personaggi, la scelta di Orfeo è stata quella del poeta e non dell’innamorato dicono. E qui si pone Sciamma, è in questa relazione tra artista e soggetto, o regista e attrice/attore che prende forma il suo racconto, che si afferma il desiderio, che il femminile ritrova nei molti tumulti e conflitti una sua immagine. Di invenzione e di profonda realtà.» (Cristina Piccino, Ilmanifesto.it)