
Ritratto di famiglia con tempesta
Umi yori mo mada fukaku
un film di Hirokazu Kore-Eda
con Hiroshi Abe, Yôko Maki, Taiyô Yoshizawa, Kirin Kiki, Lily Franky,
Sôsuke Ikematsu, Satomi Kobayashi, Isao Hashizume
soggetto e sceneggiatura: Hirokazu Kore-Eda ● fotografia: Yamazaki Yutaka
montaggio: Hirokazu Kore-Eda ● musiche: Hanaregumi ● scenografia: Mitsumatsu Keiko
distribuzione: Tucker Film
Giappone, 2016 ● 117 minuti
v. doppiata in italiano
in concorso al 69° Festival di Cannes nella sezione Un certain Regard

L’acclamato autore di Little sister, Hirozaku Koreeda è considerato dalla critica il regista giapponese vivente più geniale e i suoi film sono capolavori leggeri e garbati, gentili eppure pieni di vita vissuta con tutto il suo spessore profondo e a volte doloroso
Fino a ieri Ryota aveva tutto: una moglie, un figlio e un altro romanzo da scrivere dopo aver vinto un premio letterario prestigioso. Poi qualcosa è andato storto, Kyoko gli ha chiesto il divorzio, Shingo, suo figlio, lo vede soltanto una volta al mese, il romanzo è rimasto un’intenzione. Ridotto a una vita di solitudine e di routine Ryota gioca alle corse, alla lotteria, a qualsiasi cosa possa restituirgli quello che ha perduto. Ma la vita è più complicata di così, bugie, tradimenti, meschinità gli hanno alienato la fiducia degli affetti. Ryota gira a vuoto, finché una sera un ciclone si abbatte su Tokyo e sulla sua famiglia che trova riparo a casa della madre. La notte porterà consiglio e Ryota proverà a riguadagnare la fiducia di Shingo e a ‘scommettere’, questa volta sull’amore. Il vento si placa e una mattina tersa si prepara.
«Per la sceneggiatura (…) sono partito dalla scena in cui viene tolto l’incenso da un altare buddista e con i bastoncini viene preso quello non bruciato, che mi è davvero capitato ed è ciò che accade nei funerali giapponesi in cui dopo la cremazione le ossa del morto vengono prese con dei bastoncini appositi e messe in un’urna. Da qui è partito tutto. In questo film la percentuale di ricordi e vita vissuta è estremamente alta (…) ci sono molti elementi autobiografici, le case popolari che si vedono sono il luogo in cui sono cresciuto. Il caso ha voluto che sia riuscito ad avere i permessi solo per le case in cui effettivamente sono cresciuto io. Questo dettaglio ha fatto sì che per la prima volta nella mia carriera, l’idea originale e il luogo abbiano combaciato del tutto. (…) in Ritratto di Famiglia con Tempesta c’è il protagonista che è il padre che a sua volta ha un padre e poi un figlio. Il bambino quindi è quel che il padre era da giovane e il nonno quel che il padre è oggi. Sono più assi temporali usati e chi guarda può percepire che esistono assi temporali al di fuori di quel che si sta vedendo in quel momento.» (Hirozaku Koreeda)
«Una piccola storia come altre e nello stesso tempo unica. (…) ‘Ritratto di famiglia con tempesta’ di Hirokazu Kore-Eda è un magnifico, toccante melodramma cosparso di nuvole, come nella tela temporalesca di Giorgione dove l’autore analizza come sono difficili i mestieri di padre figlio e le complicità sentimentali. Ma sulla famiglia divisa incombe un tifone che per una notte li obbligherà a stare di nuovo insieme. Notte speciale che l’autore giapponese esplora con una raffinatezza psicologica rara, andando al passo dei tempi interiori di ciascuno, frutto anche di un’emozione personale che impregna il film senza alcuna forzatura retorica. Un cinema minimalista, intimo che elegge Kore-Eda erede poetico del grande Ozu, dove i personaggi si chiedono come e perché sono scomparsi i loro sogni, di qual corto circuito siano rimasti vittime. Hiroshi Abe (un bravissimo Gregory Peck nipponico), vaga insicuro e goffo, offrendo un sorriso. L’autore dice che in punto di morte porterà a Dio questo film come prova del suo impegno terrestre: pronti a fargli da garanti per la dolcezza con cui esprime le emozioni invisibili di tutti e rende il tempo del cinema uguale a quello reale» (Maurizio Porro, Corriere della Sera)