Chi ha incastrato Roger Rabbit

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CHI HA INCASTRATO ROGER RABBIT

un film di Robert Zemeckis
con Christopher Lloyd, Joanna Cassidy, Bob Hoskins, Frank Sinatra, Stubby Kaye
sceneggiatura: Jeffrey Price, Peter S. Seaman ● fotografia: Dean Cundey
montaggio: Arthur Schmidt ● musiche: Alan Silvestri
produzione: Touchstone Pictures
distribuzione: Warner Bros. Italia
Stati Uniti, 1988 ● 104 minuti

v. doppiata in italiano

1989, Oscar: miglior montaggio, migliori effetti speciali sonori e visivi

La “factory” di Steven Spielberg e la Walt Disney uniscono le loro forze per un best-seller che è nel contempo un grande exploit tecnico (la perfetta fusione fra cartone e fotogramma recitato) e poi un superdivertimento dalle mille trovate.

In uno studio cinematografico due cartoon stanno recitando una scena: Baby Herman, un poppante tutto pepe e pieno di trovate, e il suo baby-sitter, il coniglio Roger, che per togliere il piccolo da situazioni rischiose si mette in grossi guai. Nonostante l’impegno Roger non soddisfa il regista con la sua interpretazione: egli infatti è assillato da preoccupazioni familiari, teme che la sua bellissima moglie Jessica lo tradisca col padrone di Cartoonia, Marvin Acme. Viene incaricato di trovare le prove del tradimento il detective privato Eddie Valiant, sempre senza soldi e mezzo alcolizzato da quando suo fratello Teddy fu ucciso cinque anni prima da un cartoon. Eddie riesce a trovare ciò che cercava e per Roger è la disperazione: questi lascia l’ufficio del produttore Mr. Maroon in preda ad una nera desolazione e nulla può fare per consolarlo Valiant che ne ha compassione. La polizia trova il cadavere di Acme e dà subito la colpa a Roger…

«Gli stilemi del noir anni Quaranta s’innestano sul corpo del cinema di animazione: (…) Zemeckis realizza uno dei suoi film più vivi e compatti, pazzo cocktail in miracoloso equilibrio fra omaggio, parodia e puro delirio. L’indagine poliziesca è il pretesto ideale per un’irresistibile scorribanda lungo decenni di storia dei cartoni (innumerevoli le guest star, da Betty Boop a Dumbo, da Paperino alla banda Warner), ma il sorriso deliziato e complice (il magistrale prologo) sfuma impercettibilmente nella smorfia di dolore (…) e in un ghigno di terrore [la “salamoia”, strumento di un genocidio fatalmente (in)compiuto]. Sarebbe impossibile, ma soprattutto inutile, elencare le gag, le battute, le trovate di regia che affollano ogni inquadratura: solo la visione può rendere giustizia all’opera di Zemeckis, che fa di ogni attore un cartone animato e viceversa.» (Stefano Selleri, Spietati.it)