Roma

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ROMA

un film di Alfonso Cuarón
con Yalitza Aparicio, Marina de Tavira, Nancy García, Verónica García, Jorge A. Guerrero
sceneggiatura: Alfonso Cuarón ● fotografia: Alfonso Cuarón
montaggio: Alfonso Cuarón, Adam Gough ● musiche: Lynn Fainchtein
produzione: Esperanto Filmoj, Participant Media
distribuzione: Cineteca di Bologna
Messico, 2018 ● 135 minuti

v.o. in spagnolo con sottotitoli in italiano

Oscar, 2019: miglior regia, miglior fotografia, miglior film straniero
Mostra del cinema di Venezia, 2018: Leone d’Oro
Golden Globes, 2019: miglior regia e miglior film straniero
Bafta, 2019: miglior film, miglior regista, miglior fotografia, miglior film straniero

Il leone d’Oro di Venezia 2018 è un’odissea personale e intima nella memoria, una testimonianza della capacità del cinema di diventare mappa nei sentieri dell’anima e della Storia.

Girato in un luminoso bianco e nero, il nuovo lavoro dell’autore di Y tù mamà tambièn (ma più noto per Gravity) è un ritratto intimo, straziante e pieno di vita dei modi, piccoli e grandi, con cui una famiglia cerca di mantenere il proprio equilibrio in un periodo di conflitto.

Messico, 1970. Roma è un quartiere borghese di Città del Messico che affronta una stagione di grande instabilità. Cleo è la giovane domestica mexteca di una famiglia bianca benestante. Sofia, la madre, deve fare i conti con le prolungate assenze del marito, mentre Cleo affronta sconvolgenti notizie che minacciano di distrarla dalla cura dei quattro figli della donna, che lei ama come fossero suoi. Mentre cercano di costruire un nuovo senso di amore e di solidarietà, in un contesto di gerarchia sociale dove classe ed etnia si intrecciano in modo perverso, Cleo e Sofia lottano in silenzio contro i cambiamenti che penetrano fin dentro la casa di famiglia, in un paese che vede la milizia sostenuta dal governo opporsi agli studenti che manifestano.

«C’erano tre elementi che fin dall’inizio erano alla base di questo progetto, il personaggio di Cleo, l’uso del bianco e nero e la memoria. La memoria è soggettiva, ma io volevo costruire una memoria oggettiva basata sull’immagine. Mi interessava osservare quei momenti con una certa distanza, senza giudicare, lasciando che la telecamera non si intromettesse nel momento. (…) alla fine questa è la storia di una cicatrice. Una cicatrice mia formatasi negli stessi giorni in cui si è formata una cicatrice del Messico.» (Alfonso Cuarón)

«Il bianco e nero, le donne, le risate dei bambini: Roma di Alfonso Cuarón è il processo della memoria che diventa cinema di potenza e dolcezza. (…) la potenza di un cinema in cui bisogna confidare e che, se si lascia far entrare, può emozionare per la sua portata innata, in grado di parlare non solo della forza delle donne e del sacrificio delle madri, ma dell’animosità da cui è possibile trarre vita. Roma è la via per un regista di raccontarsi come poche volte gli artisti sanno fare, rendendo partecipi della propria tradizione un pubblico a cui si è fieri di dimostrare le proprie origini e i propri miti.» (Martina Barona, Cinematographe.it)