TORI E LOKITA

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Tori e lokita

un film di Jean-Pierre e Luc Dardenne
con Mbundu Joely, Pablo Schils, Marc Zinga, Claire Bodson, Baptiste Sornin
sceneggiatura: Jean-Pierre e Luc Dardenne ● fotografia: Benoît Dervaux
montaggio: Marie-Hélène Dozo
produzione: Archipel 35
distribuzione: Lucky Red
Francia, 2022 ● 80 minuti

v. doppiata in italiano

2022, Cannes FF: premio 75° anniversario ● Jerusalem FF: miglior film internazionale

I fratelli Dardenne, dopo la doppia Plama d’oro, tornano al Festival di Cannes per raccontare una vera storia di amicizia, in tutta la sua bellezza. Una fratellanza apparentemente impossibile perché non dettata dal sangue ma dalla vicinanza affettiva e dal comune bisogno. Un film che denuncia una forma di schiavitù moderna.

Lokita è una ragazza che, nell’arrivo in Europa, ha incontrato un bambino, Tori. I due sono diventati di fatto, pur provenendo l’una dal Camerun e l’altro dal Benin, fratello e sorella. Per la legge del Belgio però devono poterlo dimostrare e, non riuscendovi, il lato peggiore della vita è in loro attesa.

«Qualche anno fa siamo stati in alcuni centri di accoglienza per rifugiati. Da tempo, ormai, stavamo seguendo la questione della situazione di questi minori isolati in esilio, e ci siamo chiesti come fare un film con questi bambini. Ci siamo detti: “Ecco, e se raccontassimo una storia di amicizia con dei bambini?”. L’esilio, il destino riservato ai migranti, è davvero il grande problema della nostra società. Esiliati, più che migranti. Non è giusto che si spostino da un posto all’altro. E anche che abbiano lasciato un villaggio, la loro famiglia, tutto ciò che sapevano. La rottura è enorme, sono sempre più persi e più soli. Abbiamo anche potuto vederlo, abbiamo letto molte testimonianze, referti medici. Abbiamo scoperto l’inferno che vivono i bambini durante il loro viaggio, e la terribile sensazione di solitudine che li attanaglia quando sono “arrivati”.» (Jean-Pierre e Luc Dardenne)

«Tori e Lokita sono al contempo i due eroi del film dei Dardenne, e tutti i bambini, tutte le giovani donne, tutti gli esiliati e tutte le migranti. Sono quelli che sono messi a tacere, ignorati, nascosti. Coloro il cui sogno di una nuova vita infastidisce la gente. I registi tornano con questo film a un cinema essenziale, il più vicino possibile ai loro due protagonisti, sposando i loro movimenti, la fuga permanente di Tori e la resistenza di Lokita. Un cinema del gesto, con pochi slanci narrativi ma teso all’estremo, 90 minuti di intensità drammatica che nasce da pochi sguardi, una canzone, e un’arte consumata del finale, un finale schiacciante, che arriva a rivendicare la portata politica del film, l’impegno dei registi quando si tratta di mettere in discussione il nostro rapporto con gli altri. Il film si conclude con un grido, un gesto artistico, un appello fittizio a rivedere le nostre politiche migratorie e (ri)svegliare le nostre coscienze. Un racconto drammatico, una parabola, un thriller umano e sociale sulle ingiustizie fondamentali, economiche, sociali e razziali che sono al centro del nostro presente.» (Aurore Engelen, cineuropa.org)