Tre piani

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TRE PIANI

un film di Nanni Moretti
dal romanzo di Eshkol Nevo
con Margherita Buy, Nanni Moretti, Alessandro Sperduti,
Riccardo Scamarcio, Elena Lietti, Chiara Abalsamo,
Giulia Coppari, Gea Dall’orto, Alba Rohrwacher, Adriano Giannini
sceneggiatura: Nanni Moretti, Federica Pontremoli, Valia Santella
fotografia: Michele D’Atanasio
montaggio: Clelio Benevento ● musiche: Franco Piersanti
produzione: Sacher Film
distribuzione: 01 Distribution
Italia, Francia, 2021 ● 119 minuti

v.o. italiano

presentato in anteprima in concorso alla 74ª edizione del Festival di Cannes

Nanni Moretti stravolge il romanzo di Eshkol Nevo per raccontare le storie di triste vite borghesi in una Roma che sembra presagire la pandemia dopo le premonizioni morettiane di Palombella rossa sulla fine del Pci e di Habemus Papam sul Vaticano

Tre piani, tre famiglie e la trama del quotidiano che logora la vita, disfa i legami, apre le ferite, consuma il dramma. Al piano terra di un immobile romano vivono Lucio e Sara, carriere avviate, spinning estremo e una figlia che parcheggiano dai vicini, Giovanna e Renato. Al secondo c’è Monica, che ha sposato Giorgio, sempre altrove, ha partorito Beatrice senza padre e ‘ha’ un corvo nero sul tavolo. All’ultimo dimorano da trent’anni Dora e Vittorio, giudici inflessibili che hanno cresciuto Andrea al banco degli imputati. Un incidente nella notte travolge un passante e schianta il muro dello stabile, rovesciando i destini e mischiando i piani.

«Io trovo che in questo film i personaggi maschili siano un po’ inchiodati dentro loro stessi. Uso un verbo che non mi piace per nulla ma che forse rende l’idea, direi che sono “incistati” dentro le loro ossessioni (come il personaggio di Scamarcio), la loro rigidità (il personaggio che interpreto io) o la loro disinvoltura (quella del personaggio di Giannini). Ognuno di loro è convinto di avere ragione e per questo stanno fermi e inchiodati, non si muovono. Al contrario invece i personaggi femminili hanno un’altra propensione verso gli altri e cercano di ricucire e di sciogliere i conflitti» (Nanni Moretti)

«Si potrebbe raccontare un po’ tutto il cinema di Nanni Moretti a partire dal suo rapporto con le stanze, con le case, con i palazzi.  (…) si tratta di uno spazio simbolico implicito al suo continuo relazionarsi con la questione dello stare insieme, con il dialogo costante tra la dimensione intima dell’esistere e la ricerca di un perimetro esistenziale comune. Non deve dunque stupire l’idea di Tre piani, un film che parte dalla stratificazione di vite e microdrammi familiari elaborata da Eshkol Nevo nel suo omonimo romanzo e arriva a una elaborazione ulteriore dell’universo morettiano, cristallizzato nella forma algida, quasi inespressiva che impone alla messa in scena. Moretti adatta il romanzo come conseguenza di un percorso che lo ha portato a un dialogo implicito col superamento del confine privato dell’ego, un cammino che nell’abbattimento dei muri, nello scavalcamento dei confini proprietari, persino identitari, si sta aprendo allo sgomento del mondo (tutti i suoi ultimi film ne sono testimonianza).» (Massimo Causo, sentieriselvaggi.it)