Un mondo a parte

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Un mondo a parte

un film di Riccardo Milani
con Antonio Albanese, Virginia Raffaele
sceneggiatura: Michele Astori, Riccardo Milani ● fotografia: Saverio Guarna
montaggio: Patrizia Ceresani, Francesco Renda ● musiche: Piernicola Di Muro
produzione: Wildside
distribuzione: Medusa Film
Italia, 2024 ● 113 minuti

v.o. in italiano

Riccardo Milani torna a scegliere Antonio Albanese come suo alter ego, con cui condivide le caratteristiche di generosità d’animo, impegno civile e comune decenza, facendone un eroe per caso, come era successo anche nel suo recente Grazie ragazzi. Nel nuovo lavoro racconta la difficile realtà delle scuole italiane di provincia e degli abitanti dell’Alto Sangro che, con grandi sentimenti e ironia oppongono una forma di resistenza culturale all’indifferenza.

Per il maestro elementare Michele Cortese sembra aprirsi una nuova vita. Dopo 40 anni di insegnamento nella giungla romana, riesce a farsi assegnare all’Istituto Cesidio Gentile detto Jurico: una scuola composta da un’unica pluriclasse, con bambini dai 7 ai 10 anni, nel cuore del Parco Nazionale d’Abruzzo.
Grazie all’aiuto della vicepreside Agnese e dei bambini, supera la sua inadeguatezza metropolitana e diventa uno di loro. Quando tutto sembra andare per il meglio però, arriva la notizia che la scuola, per mancanza di iscrizioni, a giugno chiuderà. Inizia così una corsa contro il tempo per evitarne la chiusura in qualsiasi modo.

«Ho maturato questo film in decenni passati nei piccoli centri montani d’Abruzzo, dopo aver visto queste comunità svuotarsi passando, nel tempo, da 3000 a 1000 a 300 abitanti, e le loro scuole chiudere. Un giorno d’inverno di due anni fa, sono entrato in una scuola chiusa da tempo. Banchi accatastati, computer vecchi, un gelo che arrivava allo stomaco e, nella persona che mi aveva aperto la porta e guidava nel giro, la totale e serena rassegnazione a un destino inevitabile. Conosco bene quella rassegnazione e come sia sempre stato complicato, qui, togliersela di dosso per provare ad essere protagonisti del proprio destino: è stato in quel momento che è cominciato “Un mondo a parte” e in quella scuola abbandonata abbiamo girato tutto il film facendole, per un
paio di mesi, riprendere vita. E ho cominciato con la consapevolezza che in queste piccole comunità di tutto il nostro paese (il famoso paese reale di cui spesso parliamo ma che, ancora più spesso, non conosciamo), sta piano piano affacciandosi una consapevolezza di cambiamento. Ho visto un paese che si salva con l’aiuto di tutti, che difende l’istruzione perché è la base di qualsiasi comunità, che vuole sopravvivere in pace con le ricchezze del suo territorio, che si salva grazie a cittadini che, pur non essendo nati nel nostro paese, ne sono diventata parte attiva e viva superando barriere umane, politiche e ideologiche. Perché le cose giuste e necessarie superano le divisioni politiche.» (Riccardo Milani)

«Raccontare l’umanità delle persone con la chiave della commedia, intrattenendo mentre si stimola un pensiero o una riflessione, è da anni l’obiettivo che spinge Riccardo Milani a fare cinema. (…) Questa volta il regista romano riesce nell’impresa di aggiungere anche un tocco speciale a una storia in grado di calarci in realtà rurali molto più diffuse di quanto si pensi, in cui il senso di comunità è ancora vivo, e rappresenta assieme un collante e un modo per tirare fuori il meglio da noi stessi pur tra le mille tentazioni e gli individualismi del tempo in cui viviamo. In Un mondo a parte si sorride mentre si finisce coinvolti in una piccola, emblematica vicenda che ha un forte sapore di realtà, grazie anche a un Albanese al suo meglio e a una Virginia Raffaele sorprendente per la bravura e lo spessore che sa dare a un personaggio in cui si cala totalmente, persino nelle movenze, oltre che nella cadenza in cui si esprime. La spontaneità di grandi e piccini, in gran parte reclutati dal regista nei paesini della Marsica e a cui sono affidati ruoli di rilievo, fa il resto nell’avvolgere lo spettatore in una vicenda molto reale e che non ha la pretesa di essere edificante, ma solo di ricordarci da dove veniamo e chi possiamo essere, quando lo vogliamo.» (Flavio Natalia, ciakmagazine.it)