Un Paese di Resistenza
un film di Shu Aiello e Catherine Catella
con Mimmo Lucano
sceneggiatura: ● fotografia: Emiliano Barbucci
montaggio: Luc Plantier, Philippe Boucq, Catherine Catella
musiche: Roland Catella
produzione: Bo Film, Les Films du Tambour de Soie, Dancing Dog Productions
distribuzione: OpenDDB – Distribuzioni dal basso
2024, Francia, Belgio, Italia ● 97 minuti
v.o. italiano
2024 Biografilm: Concorso Italia
Proiezione speciale 2 dicembre: ospite in sala la produttrice Serena Gramizzi
Dopo vent’anni di armonia collettiva, l’arresto del sindaco Domenico Lucano costringe Riace, piccolo paese di Calabria simbolo dell’accoglienza dei migranti, a un doloroso dilemma: resistere o scomparire? La fotografia di un avvenimento senza precedenti nella storia politico-giudiziaria italiana, nel secondo capitolo firmato dalle registe di “Un paese di Calabria”.
Come molti villaggi dell’Italia meridionale, anche Riace in Calabria ha sofferto a lungo di un massiccio processo di emigrazione. Nel 1998 un evento cambia per sempre la vita di questo piccolo borgo: una barca con 200 curdi si arena sulla spiaggia e gli abitanti accorrono spontaneamente a offrire il proprio aiuto. Da quel momento ha inizio un’avventura straordinaria. Il paese torna a vivere, le case da tempo abbandonate vengono riaperte e nei vicoli si sentono di nuovo le risa dei bambini. Riace diviene così il paese dell’accoglienza fino a quando, nell’ottobre 2018, l’ondata populista che sta devastando l’Italia ne colpisce il modello e il suo sindaco Mimmo Lucano viene arrestato. Un racconto di coraggio e resistenza, in nome di chi ha perseguito l’utopia anche quando sembrava impossibile.
«Credo che il cinema debba essere politico sempre e comunque, siamo troppo abituati al cinema di belle immagini e storie scritte sulla carta, ma bisogna prendere delle posizioni.
Il cinema è fatto di scelte e non soltanto quella della storia da raccontare, ma ancora di più il modo in cui si sceglie di guardare una certa situazione.» (Shu Aiello)
«[…] Non manca però il senso profondo di umanità di un uomo e di coloro che, insieme a lui, hanno reso possibile la nascita di micro attività produttive che hanno ridato un senso e una speranza a coloro che fuggivano da situazioni in cui questa sembrava non poter essere più una parola e un sentimento a cui potersi riferire. Al contempo, con loro, è tornata vitale una parte del paese che ha trovato obiettivi da raggiungere collettivamente. Ci sono documentari che consentono di ripercorrere in sintesi ciò che la cronaca ci aveva proposto un po’ alla volta. Permettono così di tornare a riflettere sull’accaduto e assumere una nuova e più circostanziata lettura perché offerta, in questo caso, dall’interno di una comunità attiva e, come suggerisce il titolo, resistente. Un paese di resistenza appartiene alla categoria.» (Giancarlo Zappoli, mymovies.it)